Il segreto è l’amore

Prima ancora di presentarmi, nonno Emilio mi ha già abbracciata con gli occhi.

Carnagione chiara, occhi turchesi, con un velo di nuvole, a conferirgli quell’aria da “nonno delle favole”.

 

 

Emilio è ospite amatissimo di Villaggio Amico, una meravigliosa rsa, tra Saronno e Varese. Seduto, in attesa del pranzo, osservo le sue mani che, lentamente spezzettano il pane, per poi pucciarlo in un bicchiere di acqua e vino.

 

“Non posso bere il vino sa? Mi fa male. E allora lo annacquo. Il pane poi, mi fa tornare indietro nel tempo, quando a volte nella minestra c’era solo il cucchiaio” racconta Emilio e mentre parla, si percepisce che è in un mondo lontano, fatto di ricordi semplici e valori veri. “Ho avuto una bella vita, una moglie che ho amato, due figli splendidi. Sono un uomo felice”.

Qual è il segreto?” chiedo con curiosità.

“ Il segreto dice? Ma signorina, il segreto è l’amore, nient’altro che l’amore. Non mi sono mai attaccato alle cose, ma solo alle persone. Tutto qui; senza strategie né inganni”.

Non si può fare a meno di provare un sentimento di empatia verso quest’uomo dolce che si racconta.

“Signor Emilio, se le chiedessi di parlarmi di un alimento che la riporta alla sua infanzia, cosa mi direbbe?”

 

Emilio sembra cercare nel vuoto una risposta, ma so che quell’assenza è solo apparente: vede immagini, sente profumi. “La polenta. Ma non quella appena fatta; la polenta del giorno dopo. La mamma ci chiamava per la colazione ed io indossavo velocemente i calzoni e le bretelle per correre in cucina. Prima della sua voce, mi arrivava il profumo della polenta sulla brace”. Emilio, con gli occhi lucidi, semichiusi e il naso all’insù come ad andare a cercare nell’aria quel profumo antico, a un tratto sospira: “che buona quella polenta abbrustolita con il latte”.

 

 

 

Improvvisamente si desta dal suo ricordo, torna da me e il suo sguardo è attento, profondo. Mi afferra con forza il polso, cerca i miei occhi e poi… “Le devo dire una cosa importante signorina: la vita è come quella polenta abbrustolita del giorno dopo. Voi giovani oggi buttate via tutto. Buttate il cibo, buttate i vestiti, buttate perfino le persone e le vostre storie d’amore e vi perdete l’opportunità di vedere, di assaporare quella persona con le sue crepe, i suoi difetti. Chi non ne ha? La seconda possibilità è il coraggio che vi manca: quella di poter scoprire con un po’ di stupore, che la polenta abbrustolita è diecimila volte più buona”.

 

Ora sono io ad avere le lacrime agli occhi. Stanno per servire il pranzo e ne approfitto per defilarmi, troppo scossa per poter continuare l’intervista. Saluto calorosamente nonno Emilio con la promessa di rivederlo presto. Mentre esco dal salone di Villaggio Amico, penso alle parole di quest’uomo meraviglioso che ha fatto una metafora stupenda tra un semplice pezzo di polenta abbrustolita e la superficialità odierna dei rapporti d’amore.

 

Oggi ho ricevuto una grande testimonianza, una lezione di vita che cercherò con tutto il cuore di fare mia.

 

Grazie nonno Emilio. Davvero.