Come ascoltare una persona anziana in una Casa di Riposo

Come ascoltare una persona anziana in una Casa di Riposo

Parlare è importante. Tutti noi abbiamo bisogno di parlare.

Parlare significa esprimere le proprie emozioni, i propri dubbi, le proprie speranze.

Parlare significa esprimere sé stessi, esprimersi al meglio, dire chi sei, che cosa vuoi e che cosa ti sta succedendo.

Ma se parlare è importante, ascoltare lo è ancora di più.

Saper ascoltare una persona, saperla capire, comprendere, interpretare quando è necessario, è una qualità importante, necessaria, talmente importante e necessaria da fare sempre la differenza, soprattutto in una RSA come Villaggio Amico.

Lo constatiamo tutti i giorni e le stesse ricerche lo confermano.

Dovete sapere infatti che a fine anni 90 fu coniato un termine che identificava una serie di ricerche scientifiche realizzate con l’obiettivo di migliorare la qualità di vita di un anziano.

Il termine era “Successful Aging”, invecchiamento di successo, che al di là del concetto molto “americano”, rappresentava un mix di studi raffinatissimi che da oltre 30 anni cercano di comprendere quali siano, nello specifico, tutte quelle attività che permettono ad una persona anziana di vivere meglio.

E dovete sapere che tra queste attività oltre all’esercizio fisico, all’alimentazione ed al sonno, rientravano tutte quelle situazioni in cui la persona si sentiva davvero aiutata ed allo stesso tempo in grado davvero di aiutare qualcuno, qualcuno vicino a sé.

Le persone che aiutano con gioia e si fanno aiutare allo stesso modo vivono meglio, invecchiano meglio, in una parola migliorano la loro qualità della vita, anche in una casa di riposo.

Per questo motivo è importante saper ascoltare ed insegnare a farlo perché più ci si ascolta con il cuore e con la mente, più ci si ascolta con la mente e con il cuore, più si vive meglio e la letteratura scientifica è gravida di ricerche sugli effetti positivi dell’integrazione sociale.

Fra questi effetti ci sono la prevenzione della demenza (Fratiglioni, Paillard-Borg e Winblad, 2004) e della malattia di Alzheimer (M. Trabucchi, 2005); la prevenzione del declino cognitivo e della compromissione funzionale (Bassuk et coll., 1999); la prevenzione del declino della memoria semantica, considerata la depositaria della conoscenza del mondo (Bennett, Schneider, Tang, Arnold e Wilson, 2006); la prevenzione della depressione, che a volte è la causa di fondo di un deficit cognitivo solo apparente e che può causare o essere causata da isolamento sociale (Haan, 1999).

Perciò se crei una comunità che ti ascolta e che si ascolta tra sé, generi fin dal primo giorno un vero miglioramento fisico e mentale.

Ed è quello che facciamo ogni giorno in Villaggio Amico trasformando un presidio medico in un luogo d’incontro, di stimolo, di vita, dove ogni nostro operatore è formato per saper esprimere al meglio le proprie competenze tecniche ed allo stesso tempo le proprie attitudini “spirituali” come l’ascolto.

In Villaggio Amico ascoltare significa accogliere, non giudicare.

In Villaggio Amico ascoltare una persona anziana significa comprenderla, difenderla, spronarla con la giusta delicatezza e migliorarla per migliorare allo stesso tempo insieme a lei.

In Villaggio Amico lavoriamo ogni giorno per creare e mantenere il maggior numero di relazioni sociali positive tra ospite ed ospite, tra ospite ed operatore, tra ospite e familiari, tra ospite e bambini, tra ospite e comunità e nel far questo sappiamo ascoltare ogni racconto, ogni dubbio, ogni gioia, ogni speranza, tutto quello che serve per migliorare la qualità della vita.

L’ascolto è il fondamento pratico e spirituale di Villaggio Amico ed è nell’ascolto rispettoso e coinvolgente che cerchiamo ogni giorno di dare il meglio per ciascun ospite, per ogni operatore, per ogni familiare e per ciascuno di noi.