Favorire il benessere nelle persone con demenza con attività piacevoli si può!

Favorire il benessere nelle persone con demenza con attività piacevoli si può!

La Malattia di Alzheimer costituisce la più comune forma di demenza ed è una sfida a livello globale.

Ad oggi non esiste una terapia farmacologica efficace nella cura della malattia quindi viene rivolta grande attenzione agli interventi non farmacologici. E’ proprio in tale prospettiva, che si colloca la tipologia di attività effettuate e costantemente potenziate a Villaggio Amico.

In particolare, gli interventi educativi proposti all’interno del Nucleo Alzheimer si basano sul concetto che la partecipazione ad attività piacevoli, di per sé, aiuti a diminuire i sintomi neuropsichiatrici e a rallentare la perdita di memoria (Epperly et al., 2017). Le attività proposte sono quindi sempre gradite in quanto fanno riferimento sia alla storia di vita della persona con demenza sia alle nostre osservazioni.

Oltre alla proposta di programmi di stimolazione cognitiva strutturati, si ritiene importante creare occasioni di stimolazione cognitiva di tipo ecologico nella routine quotidiana. Questi interventi hanno la funzione di migliorar gli aspetti cognitivi, la qualità della vita ed il benessere auto-percepito (Epperly et al., 2017). Vengono infatti proposte attività quotidiane semplici, ma che prevedono delle procedure come ad esempio preparare un dolce seguendo una ricetta, preparare il caffè e berlo in compagnia commentando, sistemare un cassetto separando gli oggetti per uso.

Allo stesso modo, le attività di intrattenimento ludico di gruppo come ad esempio la tombola, nomi cose e città, cruciverba, crucipuzzle, o conversazioni su argomenti di interesse comune, costituiscono un utile spunto per focalizzare l’attenzione, ragionare, allenare le abilità di comunicazione verbale e non verbale, oltre che un’occasione di condivisione, validazione e socializzazione.

Nell’ambito delle attività da noi proposte alle persone con demenza compare naturalmente anche la reminiscenza, che viene facilitata mediante l’utilizzo di album di famiglia, di uno strumento musicale che si suonava in gioventù, o attraverso l’ascolto di canzoni note così come sentendo il profumo dei fiori preferiti o delle erbe aromatiche in giardino. La terapia della reminiscenza ha infatti effetti positivi sulla qualità della vita, sull’umore e sulla cognizione, in particolare nell’ambito della comunicazione (Woods et al., 2018).

Nella nostra esperienza, tra le attività più gradite, c’è la musicoterapia, attuata nelle sue diverse forme: l’ascolto attivo, il canto, l’intervento individualizzato con musica in sottofondo, l’utilizzo del ritmo o della melodia. La musicoterapia, come è noto, è utile nella gestione dei disturbi del comportamento e degli stati d’animo della persona con demenza, nello specifico per i sintomi di depressione, ansia ed agitazione. Sembra essere inoltre efficace nel proteggere dall’oblio mnestico i ricordi autobiografici ed episodici e sembra anche proteggere dal declino neurocognitivo la velocità psicomotoria e la funzione esecutiva, oltre che la cognizione globale. Data l’assenza di effetti collaterali, risulta tra i trattamenti non farmacologici ideali (Fang et al., 2017).

Viene posta molta attenzione anche alla modalità di proposta e di attuazione delle diverse attività: la forma può infatti essere individuale o di gruppo. Entrambe le modalità presentano specifici benefìci a cui non si può rinunciare. Nelle attività individuali è possibile osservare più chiaramente l’interesse, la partecipazione ed il comportamento, inoltre la singola persona ha più tempo e spazio a disposizione. Nella relazione individuale anche la persona con demenza è in genere più incline ad aprirsi e ad affidarsi nel raccontare i propri pensieri, il proprio stato d’animo ed eventuali preoccupazioni. L’inserimento della persona con demenza in attività di gruppo, siano esse formali o informali, ha invece l’obiettivo di facilitare la socializzazione quindi la creazione di legami significativi fra pari in modo da prevenire o contenere la solitudine e l’isolamento sociale.

Bibliografia
Epperly, T., Dunay, M. A., & Boice, J. L. (2017). Alzheimer Disease: Pharmacologic and Nonpharmacologic Therapies for Cognitive and Functional Symptoms. American family physician, 95(12), 771–778.
Fang, R., Ye, S., Huangfu, J., & Calimag, D. P. (2017). Music therapy is a potential intervention for cognition of Alzheimer’s Disease: a mini-review. Translational neurodegeneration, 6, 2.
Kirk M., Rasmussen K., Bollerup Overgaard S. & Berntsen D. (2019). Five weeks of immersive reminiscence therapy improves autobiographical memory in Alzheimer’s disease. Memory, 27(4), 441-454.
Woods, B., O’Philbin, L., Farrell, E. M., Spector, A. E., & Orrell, M. (2018). Reminiscence therapy for dementia. The Cochrane database of systematic reviews, 3(3), CD001120.