Acqua e Disabilità

Acqua e Disabilità

Da sempre l’acqua è considerata un elemento imprescindibile per l’uomo, tanto da sprigionare in lui un turbinio di sensazioni positive e rigeneranti.

Infatti, se ne viene fatto buon uso, attraverso la pratica del nuoto l’essere umano è in grado di riscoprire una condizione di benessere psicofisico unita alla concreta possibilità di conservare più a lungo un ottimo stato di salute.

Sviluppare un rapporto confidenziale con l’acqua, inoltre, permette al proprio corpo di ottenere un completo rilassamento dei muscoli e un pieno controllo dell’attività respiratoria.

Non dimentichiamo anche che l’attività di immersione non solo si ripercuote in modo positivo sulla circolazione, ma porta al compimento di un’esperienza sensoriale e motoria appagante e benefica.

Basandoci su quanto detto, è assolutamente corretto dedurre che l’attività natatoria rappresenti un’eccellente risorsa educativa non soltanto in termini ludici, ma anche per fini riabilitativi e terapeutici.

In altre parole, la pratica del nuoto non è considerata soltanto un’abitudine riposante e salutare, ma in certi casi rappresenta proprio l’ambiente ideale per proporre la riabilitazione delle funzioni motorie di soggetti diversamente abili.

Infatti, ad esempio in persone affette da spasticità e gravi disabilità motorie quali distrofia muscolare, atrofia muscolare e paraplegia il nuoto si presenta come un’ottima possibilità per rilassare i muscoli sfruttando il naturale massaggio dell’acqua, permettendo anche la riuscita di movimenti assolutamente preclusi in situazioni normali.

I benefici del nuoto si estendono anche alle persone non vedenti, migliorando la loro capacità di muoversi nello spazio.

Questo è possibile grazie al fatto che l’acqua garantisce quell’ambiente confortevole capace di tenere sotto controllo le tante variabili spaziali che spesso creano così tante difficoltà di orientamento a questa categoria di disabili.

L’attività in acqua assume una componente positiva anche in soggetti con disabilità intellettiva e relazionale, facilitandone la gestione di aspetti emotivi e di disturbi comportamentali come aggressività e irritabilità.

Non solo, il contatto con l’acqua stimola i soggetti dal punto di vista sensoriale, aumentandone le capacità di coordinamento motorio e spingendoli contestualmente anche a esplorare un mondo per loro tutto nuovo e a prima vista irraggiungibile.

I risultati di questa nuova esperienza quindi si vedono in termini di autonomia, curiosità e accrescimento dell’autostima.

Concludendo, possiamo affermare con certezza che un’attività come quella natatoria rappresenti uno strumento fondamentale per raggiungere obiettivi terapeutici nel campo della disabilità, finalizzati ovviamente anche alla socializzazione e all’integrazione di queste persone nella società.

Ricordiamo anche che, per persone disabili ormai a loro agio nell’acqua e determinate a mettersi in gioco, sono a disposizione delle competizioni paraolimpiche di nuoto.

Queste manifestazioni sportive agonistiche, oltre a permettere al soggetto in questione di uscire dall’isolamento delle attività per disabili, rappresentano una potente risorsa di riabilitazione, oltre che fisica, soprattutto psicologica.

Infatti, diventando a tutti gli effetti un atleta, il disabile riscopre quella fiducia in se stesso necessaria ad affrontare al meglio le situazioni di difficoltà fisiche e morali, ponendosi agli occhi degli altri come un soggetto alla pari e trovando la forza di uscire finalmente dalla sua endemica condizione di inferiorità.

Sono sempre le motivazioni che fanno la differenza, a maggior ragione in un disabile alla ricerca di una sana competizione che possa spingerlo ad affrontare le proprie paure e a superare i propri limiti.

Il recupero di funzioni motorie considerate perdute, l’acquisizione di abilità fin ad allora sconosciute, la possibilità di scaricare tensioni e frustrazioni sono solo alcuni degli enormi vantaggi per un disabile iscritto alle gare paraolimpiche.

Attraverso l’acqua infatti l’atleta paraolimpico ritrova un forte stimolo a migliorare le proprie capacità senso-motoria, arrivando di conseguenza a riconsiderare in altri termini l’interazione con il mondo circostante.

Tutto questo incide in maniera decisiva sulla crescita dell’autostima, mettendo in luce nel soggetto una diversa percezione della disabilità, ritenuta non più come una situazione di disagio permanente ma come un punto di partenza acquisito dal quale si può solo migliorare e trarne nuove emozionanti esperienze.

Quindi non è assolutamente errato affermare che il nuoto paraolimpico, in maniera complementare alle attività dedicate ai disabili in acqua, permetta di dar vita a una nuova concezione della disabilità, incentrata a rivoluzionare in maniera positiva l’esistenza di una persona diversamente abile.